Il mio cuore è allo Zingaro

Si, negli anni 70 la magia c’era, eccome!

Partendo in macchina da Palermo in direzione Trapani si poteva arrivare alla tonnara di Scopello, un posto molto bello di per sé e poi la strada finiva lì. Ma…. C’era un sentiero che seguiva la costa, a picco sul mare.
Dove finiva? Dopo una mezz’oretta si passava accanto ad una villa, chiusa tranne d’estate, e dopo un’altra mezz’ora si cominciava a incontrare alcune casette contadine, apparentemente abbandonate, ma chiuse con cura. Era lo Zingaro. E poi, ancora più avanti si arrivava a Uzzo, anche qui case chiuse da tantissimi anni. E c’era anche una spiaggetta, assolutamente deserta.

Questo dev’essere il paradiso terrestre!

Ben presto io e i miei amici scoprimmo alcuni aspetti interessantissimi.
In primo luogo non ci andava proprio nessuno.
Poi, molte delle case avevano una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.
C’erano piante da frutta abbandonate, in particolare mandorli che, se nessuno raccoglie i loro frutti, li tengono a lungo sui rami, praticamente per tutto l’anno.
E in ultimo alcune avevano dei fienili, con un fieno vecchio di decine di anni, ma ancora lì.
Avevamo trovato l’Eden!
Persino a primavera e in autunno era possibile restare lì anche durante la notte, dormire sul fieno, bere acqua, mangiare mandorle e naturalmente fare il bagno in un’acqua limpidissima e piena di energia.

Pane, amore e…

Divenne un luogo segreto dove passavamo giornate idilliche. Ogni volta che potevo rubare due o tre giorni al mio lavoro, ci andavo, spesso con la mia compagna, qualche volta in quattro o cinque, a volte anche solo. Per lo più si stava nudi. E quando cominciava a fare un po’ più freddo ci si portava un sacco a pelo e ci si “seppelliva” nel fieno, al calduccio.
Spesso si faceva un falò sulla spiaggia. E ogni tanto, quando si vedevano passare barche di pescatori, si faceva loro dei segni e si comprava qualche pesciolino da fare sulle braci, aromatizzandolo con timo o mentuccia.
A volte ci si portava dietro una tanica di vino e una forma di pane. Se c’era una chitarra, si cantava.
Non tardammo a scoprire che in cima alle colline c’erano dei pastori. Se ci si alzava molto presto si poteva salire e comprare ricotta appena fatta.

Magia su magia

Il tempo seguiva ritmi naturali. Passeggiare, esplorare, scoprire, parlare tra di noi, mangiare, riposare, fare il bagno.
Si cominciava presto la mattina, si tornava in acqua spesso. E poi anche la notte, anzi, l’acqua era così limpida che di notte c’era il plankton, una cosa che ho visto pochissime volte altrove . Quando nuoti questi minuscoli organismi emettono una luminescenza, per cui ogni tuo movimento lascia una scia luminosa, come una bacchetta magica. Ho ancora negli occhi l’immagine della mia compagna di allora che gridava di gioia e meraviglia.

Paradiso perduto

Come tante altre cose degli anni 70, anche lo Zingaro ebbe una parabola discendente. Dopo qualche anno arrivarono anche lì molte altre persone, e con loro l’eroina, e infine le retate della polizia. Ci furono anche incendi, legati alla speculazione edilizia.
Quando queste cose avvenivano io non ero più lì. Ero partito per Messico. Sarei rimasto un paio d’anni in tutto, arrivando alla fine in Peru. Altre magie….

Adesso la zona è trasformata in un parco, una riserva protetta, che è possibile visitare arrivando in auto.
Lo Zingaro e Uzzo, come li conoscevo non esistono più, ma ogni tanto al mio cuore sembra di riconoscerne il profumo, magari in alcuni momenti delle vacanze per gli occhi.

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