
Il movimento apparente è uno dei temi meno considerati del metodo Bates. Peccato, perché comprendere cosa Bates ha detto su questo punto permetterebbe di capire la genialità di Bates e quanto il suo pensiero abbia precorso i tempi.
Il pensiero moderno ha compreso l’importanza della visione periferica. Senza visione periferica non c’è percezione delle distanze, delle velocità e dello spazio in genere.
Senza visione periferica non esiste la possibilità per la visione centralizzata di mettere a fuoco correttamente un oggetto.
In una parola, non sapremmo DOVE sono gli oggetti da mettere a fuoco.
E quindi si cade necessariamente negli errori di accomodazione, come la miopia.
La visione periferica permette la centralizzazione.
Centralizzazione significa vedere MEGLIO il centro del campo visivo rispetto al resto.
Se non c’è percezione periferica non esiste un termine di paragone e quindi il cervello non sa rispetto a cosa deve migliorare la messa a fuoco. Non è soltanto che non si sa dove (a che distanza) è l’oggetto da mettere a fuoco. C’è in gioco anche un paragone di nitidezza che aiuta la messa a fuoco e cioè la corretta accomodazione. Ecco perché la diffusione, e cioè illudersi di vedere qualcosa tutto ugualmente bene è così negativa per la vista: si impedisce alla base il perfezionamento della messa a fuoco.
Per stimolare la visione periferica ci vuole il movimento
Il movimento è già di per sé necessario per costruire un’immagine mentale nitida. La scienza moderna sa che un occhio sano esplora continuamente dettagli di un oggetto per ricavarne letteralmente migliaia di immagini che contribuiranno alla costruzione di un’immagine mentale ad alta definizione (si tratta delle saccadi, fino a 3600 movimenti al minuto).
Queste immagini avranno al centro un nucleo infinitamente piccolo assolutamente nitido e una periferia progressivamente meno nitida. Il cervello fonde tutto ciò in un’immagine nitida e dinamica, perennemente mutevole e perfettibile… sempre che la percezione della periferia non venga cancellata.
Occhiali, abitudini, atteggiamenti mentali possono restringere la percezione periferica fino a farla sparire. Più ci si sforza di bloccare la visione, di fissare, più questo è probabile.
Più ci si concentra in attività che favoriscono concentrazione e fissità (lettura, PC), più è facile cadere in questo atteggiamento.
Al contrario, qualsiasi attività come il gioco con palle, attività sportive di ogni tipo, movimento insomma, stimola la visione periferica.
Va detto che, come vedremo, anche lettura e PC potrebbero essere affrontati senza sacrificare né movimento né visione periferica.
Movimento di cosa?
Delle cose, in primo luogo. E le cose al mondo si muovono parecchio, anche se occasionalmente può sembrare che alcune stiano ferme per un po’. Le montagne più o meno stanno ferme, no? Si, ma non quanto pensiamo….
Movimento dei nostri occhi in secondo luogo. Per quanto quelli con problemi visivi cerchino di fermare il movimento naturale degli occhi, questi non smettono di esplorare il mondo. E’ nella loro natura…..sempre che ci sia interesse, che cioè la mente non cerchi di ritirarsi dal contatto con il mondo.
Il movimento riguarda però anche tutto il nostro corpo. E’ pressoché impossibile per un essere vivo restare immobile, a meno di non essere morto.
E quindi gli occhi subiscono anche un movimento passivo. E questo apre la strada al movimento Apparente.
Il movimento apparente c’è sempre ogni volta che abbiamo gli occhi aperti
Facciamo un esempio per cominciare a capire cosa è il movimento apparente o relativo.
Stiamo guardando dal finestrino di un treno in corsa. Vediamo passare dei pali, tanto rapidi che non possiamo metterli a fuoco. Passano rapidamente case e alberi. Un po’ più in distanza una chiesa ci mette un po’ a passare. Le colline sembrano ferme, ma dopo un po’ passano anche loro.
Sappiamo tutti che è il treno che si muove, ma apparentemente vediamo passare le cose, e per giunta a diverse velocità.
Il loro movimento è apparente, relativo (alla distanza e alla nostra velocità) e opposizionale (cioè sempre in senso opposto al nostro).
Questo è un esempio in cui è facile percepire il movimento apparente. Ma persino quando leggiamo un libro c’è movimento apparente: mentre gli occhi si spostano da sinistra a destra lungo le linee, il libro appare muoversi in direzione opposta. Persino se fissiamo un punto davanti a noi il respiro sposta impercettibilmente gli occhi in alto e basso e quindi provoca un movimento relativo dell’oggetto osservato.
A cosa serve il movimento apparente?
La percezione in sottofondo del movimento apparente è un fenomeno naturale. La sua non percezione è invece un indice di tensione: ci sforziamo di non vedere qualcosa che c’è, e nel processo rinunciamo alla visione periferica.
E’ un’esperienza comune nei gruppi e nella scuola di formazione che l’apertura alla percezione del movimento apparente provochi un immediato rilassamento della vista, un miglioramento. della mobilità oculare (con miglioramento anche di portamento e postura) e finalmente anche della nitidezza. E’ proprio così: si sblocca un meccanismo di tensione di cui non eravamo consapevoli. Stavamo cercando di “fermare il mondo” e scopriamo che non ce n’è bisogno, anzi.
Come viene usato tutto ciò dagli insegnanti del metodo Bates
Nel lavoro con schede e ottotipo Nina Hutchings, ad esempio, fa’ della percezione del movimento apparente un nodo centrale del suo insegnamento
Il suo obbiettivo fin dall’inizio è quello di mantenere lo sguardo morbido e centralizzato e in movimento mentre si osservano ad esempio righe su un foglio. Attraverso molte variazioni si vuole arrivare a percepire il movimento apparente della tabella Snellen mentre si sposta lo sguardo da una lettera all’altra.
Quando si raggiunge questa capacità (“certo che si muove! Come facevo a non vederlo?”) lo sguardo è rilassato, si smette di interferire con il processo naturale della messa a fuoco e si vede chiaro (magari avviene pure un clear flash)
Ma torniamo ai movimenti per la strada
Un po’ in maniera analoga al tema del delineare, a me interessa particolarmente cosa succede quando ci muoviamo fuori, nel mondo.
Facciamo qualche esempio. Quello del treno lo abbiamo già fatto e vale per qualsiasi movimento simile, compreso viaggiare in pulman o semplicemente camminare. Ribadisco che spostare lo sguardo da dettagli vicini a lontani, seguendoli per qualche secondo stimola moltissimo la percezione delle distanze e costituisce un allenamento molto efficace.
Altro esempio: stiamo percorrendo un vialetto alberato, a piedi, in bici o in auto. In questo caso la visione è orientata in avanti, ma tuttavia con la visione periferica percepiamo gli alberi che ci “passano” accanto, i rami che ci passano sopra e la strada che ci “viene incontro”.
Terzo esempio: immaginiamo di passare molto vicino ai cipressi (tutti alti uguali). Per cui li vediamo quasi di fronte. Quello più vicino appare altissimo, e gli altri progressivamente meno alti.
Quelli più lontani appaiono apparentemente più piccoli. Il fatto è che, se ci muoviamo in avanti l’albero più vicino sembra “alzarsi” fino alle nuvole prima di sparire dal nostro campo visivo.
Gli altri sembrano anche loro “alzarsi”, ma in modo diverso: Quelli vicini si “alzano” rapidamente, quelli lontani sembrano quasi fermi.
E anche gli spazi tra un albero e l’altro fanno qualcosa di simile: quelli lontani sono talmente compressi che possono sparire del tutto; quelli tra alberi vicini si espandono man mano che avanziamo.
L’occhio del ciclone
Torniamo al treno e al suo finestrino, mentre si attraversa a pianura, con parecchi elementi a diverse distanze da noi. Abbiamo detto che tutto si muove in senso opposto al nostro movimento, ma potremmo avere l’impressione che le colline (le cose più lontane) si muovano invece insieme a noi. E’ il paragone con le cose più vicine a noi che provoca questa illusione.
Bene, cavalchiamo proprio questa illusione: se prendiamo come punto di riferimento qualcosa di intermedio e lo manteniamo a fuoco seguendolo per qualche secondo, possiamo percepire un movimento vorticoso, un “ciclone”:
Le cose vicine all’oggetto (relativamente fermo) sembrano quasi ferme, ma quelle più vicine a noi vanno in senso opposto, tanto più velocemente quanto più sono vicine a noi.
Quelle più lontane vanno nella stessa direzione nostra, tanto più velocemente quanto più sono lontane.
Tutto insieme crea un vortice, con al centro la cosa che stiamo mantenendo a fuoco. Tutto sembra “danzare” in un grande giradischi. Una volta che si comincia a vedere questo fenomeno si può “vederlo” anche camminando in un parco e in molte altre situazioni.
Perché vale la pena di sviluppare queste percezioni?
La prima risposta è ovvia: per vedere meglio! Si riequilibrano visione centralizzata e periferica, si migliora la percezione di distanze, profondità e velocità.
Poi ci sono degli aspetti che mi stanno particolarmente a cuore: si scopre il piacere di guardarsi intorno e scoprire qualcosa di meraviglioso dove prima si vedevano solo banalità.
Ma ci sono anche degli aspetti più profondi che vengono alla superficie: gli studenti della scuola di formazione riportano dei cambiamenti significativi nel loro atteggiamento verso il mondo: un senso di centratura, di sicurezza, di sapere chi si è e dove si è, che nasce spontaneamente.
Proprio quel qualcosa che spesso manca a chi ha problemi di vista.
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